Non so per voi, ma questi tempi di crisi si riflettono anche sulla mia tavola ... e di conseguenza sull'attività del blog.
Ormai anche per me, come credo per molte famiglie, una necessità fondamentale è il risparmio a partire dalla tavola!
Se fino a qualche tempo f, sperimentavo di più e magari rischiavo anche uno spatascio, ora cerco di andare più sul sicuro e, quando decido di preparare qualcosa di nuovo, finisco col cercare piatti che sicuramente saranno graditi e dal risultato più o meno certo, altrimenti finisco col cucinare piatti tradizionali e rassicuranti.
Le belle foto delle riviste, dei blog, dei libri .. sono davvero una grande tentazione! Ma se dovessi dare sfogo alla mia voglia di stare sempre ai fornelli, andrei davvero in deficit economico!
Stasera, mentre facevo queste riflessioni, mi è suonato nelle orecchie un nome: Petronilla. Così, mentre mi arrovellavo il cervello, la mia bimba ha detto "Scusa mamma, cerca su Google no?".. Beata infanzia tecnologica più di me, ho seguito il suo suggerimento. E in effetti le vocine nella mia testa (non preoccupatevi, è un modo di dire ... ) avevano ragione a suggerirmi quel nome. ora ricordo perfettamente:
Petronilla era lo pseudonimo di Amalia Moretti Foggia Della Rovere, nata a Mantova nel lontanissimo 1872. Come sostenne lei stessa, non dobbiamo immaginarla come una cuoca professionista ma come una donna che ha iniziato a cucinare, come tutte noi, con la mamma e che poi ha voluto perfezionarsi nella "scienza femminile".
Petronilla fu addirittura la prima donna a laurearsi in medicina in Italia.
Le fu affidata una rubrica di cucina sul Corriere della sera proprio nel periodo peggiore della storia mondiale: a ridosso tra le due guerre mondiali! Si ritrovò a parlare di cucina quando le "massaie" non avevano praticamente nulla da portare in tavola: la sua rubrica, infatti, era un modo per "sbarcare il lunario mangereccio"; ricette semplici, economiche ma sane e fantasiose.
Naturalmente non siamo in tempi di crisi paragonabili a quelli della Guerra mondiale, ma trovo i consigli di Petronilla tremendamente attuali!
Naturalmente non siamo in tempi di crisi paragonabili a quelli della Guerra mondiale, ma trovo i consigli di Petronilla tremendamente attuali!
Nell'attesa di provare una sua ricetta, trovata qua e là nel web, vi propongo una ricetta davvero mooolto vintage, che credo abbia nutrito i miei nonni, ma anche mio padre, i miei bisnonni e chissà quante generazioni di Salentini come me, ma che ancora non può mancare sulle nostre tavole invernali:
FAVE E CICORIA in chiave più moderna, come presentazione, perché una ricetta come questa non ha bisogno di alcuna modifica!
Per 4 persone
250 gr di fave secche sgusciate
cicoria fresca adatta per essere cucinata (con le cimette piccole, se non la trovate potete usare anche la bietolina)
olio evo
sale
Mettere a bagno le fave per un paio di ore, in acqua fredda, dopodiché scolarle e metterle in un tegame a bollire, con coperchio, per una quarantina di minuti circa. Non fare asciugare completamente l'acqua, perché a fine cottura, dopo aver salato leggermente le fave, le andrete a frullare col minipimer con l'acqua di cottura rimasta, otterrete un bel purè.
Bollire la cicoria con l'acqua salata e condirla con un filo di olio.
Tagliare con un coppapasta rotondo, dei dischetti di pane casereccio. Scaldare in una padella, un filo di olio e tostare il pane da un lato e dall'altro.
Disporre i dischi di pane in un piatto da portata, appoggiarvi sopra il coppapasta e riempirlo col purè di fave tiepido, togliere il coppapasta e guarnire con un giro di cicoria lessa. Condire con un filo di olio e buon appetito!!!!